CISINT (LEGA): “SUL CORRIDOIO IMEC L’UNIONE EUROPEA DEVE PASSARE DALLE PAROLE AI FATTI. DOPO IL MEMORANDUM SERVONO PROGETTI, RISORSE E PRESENZA SUI TERRITORI”

Bruxelles, 29 luglio 2025 – “Dopo la firma del Memorandum d’intesa sull’India-Middle East-Europe Corridor (IMEC), l’Unione Europea deve passare alla fase attuativa. Servono studi di fattibilità tecnico-economica, una programmazione chiara degli interventi e risorse finanziarie dedicate. IMEC, ad oggi, è privo di una governance strutturata e di strumenti operativi concreti. È essenziale che questo progetto entri a pieno titolo nell’agenda infrastrutturale europea, uscendo dall’attuale fase preliminare.”
Lo dichiara l’europarlamentare Anna Maria Cisint (Lega/Patriots), che ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea per sollecitare un’azione forte e concreta sul progetto.
L’attenzione della parlamentare si inserisce nel più ampio quadro della strategia Global Gateway, con cui l’Unione si è impegnata a mobilitare fino a 300 miliardi di euro entro il 2027. Un impegno che – sottolinea Cisint – ha visto alcuni sviluppi importanti, come l’annuncio di 10 miliardi di euro per il potenziamento del Middle Corridor, il corridoio transcaspico che collega l’Asia centrale all’Europa. Su questo fronte, l’eurodeputata ricorda che a dicembre è previsto un forum di monitoraggio in Uzbekistan, occasione nella quale ”verificheremo l’effettivo avanzamento degli investimenti già stanziati e solleciteremo”.
Cisint richiama con decisione la necessità di un’analoga attenzione per l’IMEC. Non è accettabile che il corridoio lanciato al G20 del 2023 resti fermo a un memorandum d’intesa senza riscontri concreti. In un momento storico in cui le rotte tradizionali, come quelle che passano dal Canale di Suez o dallo Stretto di Hormuz, risultano sempre più esposte a tensioni geopolitiche, la diversificazione dei collegamenti tra Asia ed Europa non è solo un tema commerciale, ma una priorità strategica.
Secondo Cisint, è indispensabile che l’Unione preveda un’integrazione piena dell’IMEC all’interno del Global Gateway, garantendo non solo risorse finanziarie, ma anche un’effettiva operatività sui territori. In particolare, è urgente definire un cronoprogramma, valutare le proposte già avanzate dagli Stati membri e attivare strutture tecniche capaci di accompagnare la realizzazione delle infrastrutture necessarie lungo tutto il tracciato, che comprende tratte marittime, ferroviarie e stradali. Dove c’è il mare servono porti, dove c’è il deserto servono strade, dove ci sono collegamenti terrestri va potenziata la logistica intermodale.
Centrale, in questa visione, è il ruolo dell’Italia e in particolare dei porti di Trieste e Monfalcone, già candidati a terminali europei dell’IMEC. L’europarlamentare sottolinea che il Nord-Est italiano dispone di tutte le caratteristiche per assolvere a questa funzione strategica: infrastrutture consolidate, collegamenti ferroviari TEN-T, capacità logistica e posizionamento geografico favorevole. Trieste e Monfalcone devono diventare la vera porta d’ingresso dell’Asia in Europa, ma ciò sarà possibile solo se l’Unione Europea saprà accompagnare questa visione con strumenti adeguati.
Cisint ricorda che la sua interrogazione sull’IMEC fa seguito a una precedente iniziativa parlamentare volta a chiarire lo stato di attuazione del piano Global Gateway. Nella risposta ufficiale della Commissione, si conferma che tra il 2021 e il 2023 sono stati mobilitati circa 179 miliardi di euro – di cui 50 da parte dell’UE – e che le cifre aggiornate saranno disponibili entro la fine del 2025. La Commissione ha inoltre evidenziato la centralità dei corridoi strategici di trasporto, energia e connettività digitale, ma senza fornire indicazioni operative specifiche sull’IMEC.
“Siamo convinti – conclude Cisint – che la credibilità dell’Europa sul piano della connettività globale dipenda dalla capacità di trasformare i progetti in opere. L’Italia ha già dato la propria disponibilità a partecipare all’IMEC, ora è il momento che l’Unione Europea agisca con coerenza. Non possiamo permetterci di sprecare un’opportunità strategica come questa. I fondi ci sono, il contesto internazionale richiede nuove direttrici sicure e resilienti: l’Europa deve essere all’altezza delle sfide che essa stessa si è posta.”
Ciao mondo!