“DA AQUILEIA A GORIZIA. IL TESORO DELL’ARCIDIOCESI” DA SABATO 21 GIUGNO AL MUSEO DI SANTA CHIARA

Gorizia e Nova Gorica sono Capitale Europea della Cultura nel 2025. Tra le grandi esposizioni previste per l’avvenimento vi è la mostra “Da Aquileia a Gorizia. Il tesoro dell’arcidiocesi”, che si terrà al Museo Santa Chiara (Corso Verdi 18/A), istituzione comunale sita in centro città nello storico corpo di fabbrica che ospita pure la sede goriziana dell’Università di Udine. L’esposizione, realizzata dal Comune di Gorizia, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Gorizia e con il contributo della Regione, presenterà oltre 200 opere tra preziosi e antichi oggetti d’arte sacra provenienti dal tesoro del Patriarcato d’Aquileia (l’antica istituzione soppressa nel 1751 da papa Benedetto XIV da cui sorsero le diocesi di Gorizia e di Udine), paramenti liturgici, rarissimi antifonari medievali, dipinti, incisioni di grande formato, strumenti musicali, manoscritti di rilevante importanza storica e rari libri. Le principali istituzioni culturali goriziane e regionali parteciperanno con propri prestiti alla realizzazione della rassegna.
L’esposizione coordinata di tali vari e preziosi materiali traccerà, in estrema sintesi, il percorso plurisecolare del Patriarcato d’Aquileia, Principato ecclesiastico istituito dall’imperatore Enrico IV nel 1077, con la conseguente assunzione dei poteri temporali. Particolare attenzione sarà data alla sua fondamentale autorità metropolitica, che si estendeva a ovest, a nord e a est, arricchita dalle numerose arcidiocesi suffraganee anche assai lontane (si pensi, ad esempio, che Como fu diocesi suffraganea di Gorizia fino al 1789, cioè ben dopo la soppressione dello stesso Patriarcato di Aquileia).
Saranno in specie documentate le vicende successive alla conquista veneziana del Friuli nel 1420, che privò il Patriarcato del potere temporale e il passaggio di Gorizia e della sua Contea agli Asburgo nel 1500.
La separazione politica fra settore veneziano e austriaco della Diocesi aquileiese, ormai retta da Patriarchi solo veneziani residenti a Udine, risultò acuita, e tanto più le differenze si accrebbero a metà Cinquecento per la diffusione della Riforma luterana soprattutto in Carinzia e Carniola. In territorio austriaco, tuttavia, l’applicazione del Concilio di Trento non fu immediata e la repressione del dissenso religioso avvenne principalmente su iniziativa delle autorità politiche; in tale contesto già dal 1564 fu perciò chiesta l’istituzione di un vescovado a Gorizia per la parte austriaca della diocesi aquileiese, sempre negata dalle autorità veneziane, col risultato che, morto il patriarca Francesco Barbaro (1616), fu di fatto impedito alla Curia udinese di operare a Gorizia.
Scrive il curatore della mostra, Alessio Persic, dell’Università Cattolica di Milano:
“Il percorso narrativo-evocativo-ideativo dell’esposizione si prevede articolato come in un dittico. Una prima parte illustrativa delle origini cristiane di Aquileia, da dove l’Evangelo si irradia verso il Danubio, l’Illiria e l’Istria; quindi degli sviluppi medievali e moderni della Chiesa patriarcale, dalla difesa dei Tre Capitoli e dall’alleanza con i Longobardi alla fioritura d’epoca carolingia e alla mite conversione cristiana degli Sloveni, fino a diventare la più vasta ed etnicamente composita diocesi d’Europa. Una seconda parte dedicata invece ai particolari aspetti della religiosità della Chiesa goriziana nei secoli XVI-XVIII, con le peculiari caratteristiche della pietas austriaca, dall’attività di ‘disciplinamento’ della vita religiosa dei nuovi ordini religiosi (Gesuiti, Cappuccini, Orsoline, Fatebenefratelli, Carmelitane), agli sviluppi dell’arte sacra, all’attività dei grandi predicatori in italiano, friulano e sloveno. In quest’ambito sarà perciò illustrata la nascita dell’Arcidiocesi di Gorizia quale erede genuina della soppressa Chiesa patriarcale, di cui almeno fino alla Prima Guerra Mondiale preservò intatto – attraverso tormentati sviluppi – l’equilibrato regime di ininterrotta pace in un contesto variegato di adiacenze linguistiche e convivenze nazionali”.
Grande attenzione sarà dedicata agli aspetti didascalici anche con le più moderne tecniche informatiche. Direttore della mostra è Marino De Grassi.
L’esposizione sarà aperta da venerdì 21 giugno al 28 settembre da mercoledì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 23. È previsto un biglietto d’ingresso unico a cinque euro.
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Ciao mondo!