Trans picchiati a Udine. Il sindaco condanna il fatto: “Udine è città dell’apertura e dell’accoglienza”

Riportiamo la dichiarazione del sindaco di Udine, Alberto Felice de Toni
“Quanto accaduto durante il Festival FOMO, organizzato da Officine Giovani, mi colpisce profondamente e impone una riflessione seria, urgente e collettiva. È un segnale che ci chiede una presa di posizione in linea con quanto abbiamo sempre percorso politicamente. Udine è una città dell’apertura e dell’accoglienza, dell’inclusione e della ricchezza umana e culturale. È una città che da sempre si è battuta per i diritti civili e per i diritti di tutti, compresi i più piccoli.
Ricordo, tra i molti segnali concreti, il riconoscimento anagrafico di un bimbo con iscrizione di entrambe le mamme in anagrafe, anche quella intenzionale: un atto di civiltà, di rispetto e di responsabilità.
Di recente, in città, è stato aperto in via Grazzano il Centro Anti-Discriminazione (CAD), uno spazio gestito da Arcigay con il finanziamento dell’UNAR – l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – e con la collaborazione del Comune di Udine, che ha fornito lo spazio e sostenuto l’iniziativa come partner.
Quanto è accaduto è la conferma che servizi come questo sono prioritari: servono a dare voce, sostegno e protezione a chi è più esposto.
Ma non basta questo a realizzare una cultura della convivenza e del rispetto. La costruzione di una comunità dove ciascuno possa sentirsi a casa (come recita il nostro nuovo claim cittadino) senza paura, senza discriminazioni, è responsabilità di tutti. Soprattutto di noi politici, di chi ha voce pubblica, di chi rappresenta interessi e identità.
Troppo spesso vediamo invece un uso cinico delle parole: per raccogliere consenso si ricorre a una semplificazione pericolosa che crea nemici dove non ce ne sono. Questo clima, alimentato da una narrazione aggressiva e violenta, può diventare terreno fertile per atti concreti, come quello che oggi condanniamo.
Penso a certe affermazioni pubbliche, come quelle di esponenti politici come l’ex generale Roberto Vannacci, che alimentano divisioni e odio sociale, perché sdoganano l’idea che esista una libertà di offendere e aggredire chi è diverso. Questo modo di fare politica non ha nulla a che vedere con la costruzione del bene comune e con la responsabilità pubblica.
La nostra idea politica vuole andare in una direzione opposta: quella di mediare e di creare le condizioni per un vivere civile fondato sul rispetto delle diversità. La via della felicità pubblica è lunga e in salita ma è l’unica che ha senso percorrere. La fraternità è il significato profondo della vita.
Udine si è sempre schierata dalla parte opposta, non quella dei “bulli”, ma di chi invece rischia di esserne una vittima. E continuerà a farlo, con determinazione. Ai due giovani aggrediti e alla ragazza che li ha difesi va tutta la nostra solidarietà e il nostro abbraccio, come già accaduto ieri al Festival, quando tutta la comunità li ha sostenuti. Da sindaco, da cittadino e da padre, ribadisco con forza: Udine non rimane indifferente all’odio. Udine è dalla parte della libertà, del rispetto e dell’umanità. Udine é la casa di tutti”.
Ciao mondo!